In Mani nude Mancini porta avanti le tematiche di Non odiare (il suo primo film) riguardo alla colpa e alla possibilità (o meno) del perdono e della redenzione, questa volta traendo libera ispirazione dal romanzo omonimo di Paola Barbato. I due protagonisti devono “imparare a contare il dolore” e confrontarsi con i propri peccati, e la loro è una storia di espiazione che avviene (o meno) attraverso un confronto di anime, più che di mani, nude. Minuto (Alessandro Gassmann e Batiza (Francesco Gheghi) sono riluttanti Protagora e Ippocrate, impegnati l’uno ad impartire, l’altro ad apprendere insegnamenti distorti, e destinati a scambiarsi i ruoli.