Il re delle Alpi

Storie di Walter Bonatti

  • TESTO e REGIA

    Alberto Barbi

  • MUSICHE ORIGINALI ESEGUITE DAL VIVO

    Alan Brunetta

  • LUCI

    Luca Santoro

  • PRODUZIONE

    E20inscena

PROGRAMMAZIONE

  • SABATO 28 GENNAIO

    ORE 21.00

Guardare una montagna da lontano vuol dire osservare lo spettacolo della natura, la sua magnificenza. Gli echi delle parole, dei passi e delle pietre rotolanti sembrano perdersi in un ronzio sotteso, un suono impercettibile ma presente. Ci si ferma lì davanti ad osservare, a meditare sulla propria piccolezza di essere umano. Per questo poi si affronta la scalata, la sfida con la natura per dimostrare a sé stessi di poter non essere confinati nei propri limiti, concentrati per vincere sé stessi e gli altri.

Arrivare dove nessuno è mai arrivato prima.

Più si sale e più scende nel profondo di te stesso.

La natura richiede rispetto ed attenzione, in cambio regala spettacolo, fascino ed equilibrio. Gli alpinisti che salgono le vette rischiando la vita ci lasciano stupiti e ammirati. C’è stato un tempo in cui le imprese sulle Alpi e sulle montagne più alte del mondo erano un argomento da prima pagina sui quotidiani nazionali. In Italia, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, nessuno fu più popolare, discusso, contestato e amato di Walter Bonatti, morto a 81 anni il 13 settembre 2011.

Bonatti visse una vita che ne contenne diverse, quasi tutte ricche di gloria, alcune piene di dramma e rancore, segnate da momenti di solitudine e poi per decenni dalla compagnia dell’attrice Rossana Podestà, grazie alla quale salì in cima alla montagna del gossip, gestendola con lo stesso talento con cui arrampicava vie sconosciute. Fu una star.

Aprì strade che nessuno aveva mai osato, suscitò invidie e rancori. Dal K2 a, al Karakorum, la montagna più pericolosa del mondo, passando per il Freney, il Monte Bianco, in cordata con altri o in solitaria il nome di Bonatti coincide con la storia dell’alpinismo.

Fu proprio l’impresa del K2 che condizionò la sua carriera: accusato ingiustamente di aver messo in pericolo la vita dei suoi compagni per interesse personale e carrieristico, ci mise più di 50 anni per ottenere la verità e vedere la sua figura riabilitata. Da colpevole si capirà che fu vittima di invidie e paure di essere sorpassati.

Quando abbandonò l’alpinismo, a soli 35 anni, aveva diritto al titolo di re delle Alpi. Lasciò quel mondo con una sfida unica: la salita in solitaria del Cervino.
Non arrampicò mai più, ma il re delle Alpi divenne esploratore e narratore del mondo. Dall’Africa all’Antartide percorrendo fiumi, attraversando deserti e foreste.