Lo Stronzo

Un monologo imperdibile che lascia ogni uomo in sala a domandarsi “Quanto c’è di Luca in me?” e ogni donna a chiedersi “Quanti Luca ho incontrato nella vita?”

  • DI e CON

    Andrea Lupo

  • AIUTO REGIA

    Giovanni Cordì

  • ELEMENTI DI SCENA

    Matteo Soltanto
    realizzati nel laboratorio E.R.T

  • MUSICHE

    Suoni e musiche originali D.A.D.D

  • FOTO DI SCENA

    Roberto Cerè

  • PRODUZIONE

    Teatro delle Temperie

Un anniversario di matrimonio.
Una lite. Una reazione violenta.
Una porta che sembra definitivamente sbarrata.

“E’ la sera del decimo anniversario di matrimonio di Luca e Lilli e la coppia è pronta per andare a festeggiare. Una parola sbagliata… Una reazione violenta… Lei sbatte la porta e scappa. A nulla servono le imprecazioni prima e le preghiere poi, per farla tornare.

Luca non capisce, non si rende conto di quanta violenza mette da sempre nel suo rapporto quotidiano con Lilli.
Luca davanti a quella porta chiusa prova a capire, cerca una chiave che possa riaprire la sua relazione. ”  

Un’enorme porta chiusa a simboleggiare tutte le porte, mentali, sociali, culturali o reali che separano talvolta maschile e femminile, troppo spesso generando violenza. Ma anche la porta che separa molti uomini dalla comprensione del proprio “maschile”.

Un monologo imperdibile ed emozionante. Un’interpretazione intensa e un ritmo che toglie il fiato.

STAMPA e COMMENTI

*La violenza sulle donne raccontata da un uomo. Un bagno di sudore catartico dalla parte delle donne. È questo di Andrea Lupo uno spettacolo che costeggia il dramma contemporaneo senza cadere in qualunquismi ormai pericolosamente banalizzati. Il pathos è presente per tutto il tempo della pièce coinvolgendo il pubblico in maniera totalizzante e appassionata. Idilliaco e violento, nasconde dietro un sorriso una pornografica aggressività, l’uomo qui non è più umano, grida contro una porta perché non riesce più a sentire i suoi pensieri, uccide l’amore perché non riesce a curare le sue ferite. | Veronica Meddi – Meddi Magazine
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*L’impossibilità di valicare l’uscio diventa pretesto per la progressiva consapevolezza dei propri limiti di uomo e marito, la disperata solitudine che si trova a vivere è soprattutto occasione per una serie di flashback su famiglia e giovinezza. In sessanta minuti di crescente intensità prendono forma lontani fantasmi . Disagio passato ed inquietudine presente per il ritratto di una disperata solitudine destinata forse ad esplodere in modo drammatico e definitivo una volta abbattuta la porta-rifugio. | Roberto Canavesi – Teatroteatro.it

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*Andrea Lupo ci ha fatto un dono meraviglioso. Raccontare senza giudizio e pregiudizio quanta violenza ci sia nell’uomo, in ognuno di noi, insita, inimmaginabile, insediata in parole, silenzi e atteggiamenti quotidiani, normali. (…) Uno spettacolo da togliere il fiato, con un testo dalla forza dirompente. Lacrime agli occhi e pensieri e parole che risuonano in testa e che nei prossimi giorni torneranno a bussare. | Simone Schinocca

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*Lo stronzo non è un pazzo, non è un border line, non tossico, non violentato-violentatore. E’ un uomo normale e per questo ti coinvolge, questo stronzo ti è anche simpatico, poi ti accorgi che dall’altra parte, dalla parte di lei può esserci solo la fuga perché lo stronzo non lascia spazio se non a se stesso. Che un uomo, un artista si interroghi su questo tipo di normalità è un segno di grande intelligenza emotiva, oltre che drammaturgica | Marinella Manicardi

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