Miseria e nobiltà

  • DI

    Eduardo Scarpetta

  • REGIA

    Alfonso Rinaldi

  • CON

    Alfonso Rinaldi, Francesco Di Monda, Mauro Stante, Pina Porzio, Katia Villari, Giulia Diglio, Silvia Ruggiero, Salvatore Puzo, Claudio D’Acierno, Aniello Santoro, Daniele Stolfa, Angelo Alù, Valentina Marsico, Claudio Caruso, Evelin Brocas, Francesco Del Negro, Rosalba Scisciola, Francesca Zago, Piero Sarcina, Cristina Guardagni, Francesco Acampora, Alessandro Ratti, Riccardo Galilei

PROGRAMMAZIONE

“Miseria e Nobiltà” (1887), ben nota anche per la riduzione cinematografica diretta nel 1954 da Mario Mattioli e magistralmente interpretata da Totò e Sophia Loren, narra della povertà napoletana che s’ingegna per tirare a campare.
Pasquale il salassatore (che in questa interpretazione chiameremo Felice Paglietta), convive sotto lo stesso poverissimo tetto, insieme alla moglie Concetta e alla figlia Pupella, con Feliciello Sciosciammocca, la convivente di questi Luisella e il piccolo Peppiniello.
Stremati dalla più nera indigenza, su invito di Eugenio, un ricco rampollo della nobiltà partenopea, si prestano a inscenare un’improbabile finzione, interpretando i componenti della famiglia del giovane blasonato, nel comicissimo tentativo di convincere Gaetano Semolone, un ingenuo ex cuoco arricchitosi grazie ad una inaspettata eredità, ad acconsentire alle nozze con la figlia Gemma.
Ad infittire l’intrigo, vi è anche la circostanza che la governante di casa Semolone è Bettina, madre di Peppiniello e moglie di Feliciello Sciosciammocca, con il quale è da tempo separata.
“Miseria e Nobiltà” è una commedia molto divertente, piena di verve e d’intrighi, che evoca appieno la tradizione dei canovacci della commedia dell’arte, con scambi di persone, travestimenti e l’arte di arrangiarsi tipica napoletana.
Ci si trova a ridere, di quel riso amaro che fa da sfondo al tema della povertà e che giustifica ogni espediente: ci troveremo di fronte ad una “miseria vera e ad una falsa nobiltà”, come recita appunto una battuta della commedia.
Questo classico di Scarpetta, nell’adattamento del regista Alfonso Rinaldi, rimane, fino al finale, un vortice inarrestabile di crescente e travolgente comicità, che risucchia il pubblico in una spirale di trovate alle quali diventa impossibile opporre resistenza.